Sono anzitutto cristiano con voi,
e sacerdote per voi, per parlare di Lui a voi e di voi a Lui Emilio Gandolfo

ritorno a Roma

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Ecco una foto che non ci aspetteremmo: Emilio accanto all’ambasciatore Gian Franco Pompei in una foto ufficiale di udienza di Paolo VI. È nella sua parentesi diplomatica, una parentesi che dura ben sei anni: dal 1976 al 1982, consigliere ecclesiastico dell’Ambasciata. Quel ruolo Emilio non lo ha cercato. È stato il neo vescovo di Roma Clemente Riva, con l’avallo di Vittorino Veronese, allora direttore generale dell’Unesco, a fare il suo nome come suo successore in quel compito.
Ricorda nel suo diario l’ambasciatore Pompei: «…dopo inchiesta e con consiglio di don Riva e V. Veronese ho proposto un degno sacerdote, schivo ma attivo, don Gandolfo, dapprima riluttante, ma poi convinto dopo un incontro con me». Con Pompei il rapporto sarà di amicizia e di stima reciproca. Emilio svolge quel ruolo con spirito di servizio, ma con scarso entusiasmo. E presto viene assalito dal rimpianto di aver lasciato Levanto.
Scrive nel diario a novembre del ’76: «Sempre più forte diventa il desiderio di riprendere la via pastorale, la più semplice ed umile, quella del parroco: sento infatti un desiderio struggente di spendermi non per tutti ma per qualcuno, per una precisa comunità, che potrà seguirmi con lentezza ma poi mi seguirà, con la quale camminare e nella quale trovare quel calore umano di cui sento estremo bisogno, di incontrare ogni giorno dei visi familiari che mi diano ristoro».

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A Roma ritrova gli amici, gli ex alunni ormai grandi e con famiglia. E cerca consolazione nello studio. Tutto il tempo libero dall’impegno in Ambasciata lo trascorre in biblioteca. Emilio si immerge nella grande letteratura patristica. Un duro lavoro che si traduce in diverse pubblicazioni. Nel 1979 escono dalla Queriniana di Brescia i cinque volumi del Breviario patristico spirituale dell’anno liturgico. L’anno prima era uscita dall’IPL La lettera di Dio agli uomini e nel 1980 uscirà Gregorio Magno servo dei servi di Dio, che nel 1998 sarà ripubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.

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È questo un libro centrale nella vita di Emilio, che di Gregorio non solo si considerava lettore e studioso appassionato, ma amava anche definirsi amico. “Con tanto amore” Emilio presenta la figura di Gregorio Magno e propone una profonda meditazione sulla vita della Chiesa, scrive nella premessa Padre Benedetto Calati, priore generale dei Camaldolesi e studioso di Gregorio. Così Emilio inizia il suo racconto sul grande papa: «Gregorio, in greco significa “vigilante”. Tale egli fu: vigile sentinella nelle ore più buie della storia, capace di “svegliare l’aurora”. I posteri lo chiamarono ‘Magno’, ma gli conviene assai più l’appellativo di ‘consul Dei’ scritto sulla sua tomba, o meglio ancora quello di ‘servus servorum Dei’ con cui egli si firmava nelle sue lettere».

Del grande papa, Emilio cura in quegli stessi anni la traduzione, l’introduzione e le note delle Omelie su Ezechiele, in due volumi editi da Città Nuova, che saranno ripubblicati negli anni 90 nell’edizione bilingue dell’Opera omnia di Gregorio Magno. Per la stessa collana curerà la traduzione dei 35 libri dei Moralia in Jiob. «Lunga fatica, in un tempo così impaziente e affrettato come il presente», ha scritto Paolo Siniscalco, curatore delle Opere complete di Gregorio Magno per Città Nuova. Una fatica, aggiungeva il prof. Siniscalco, che ha richiesto profonda familiarità, «che da lungo tempo si era trasformata in simpatia e amore grande per Gregorio, maestro e guida».

Su Gregorio scriverà ancora: nel ’94 esce da Città Nuova Gregorio Magno. Papa in un’epoca travagliata e di transizione; nel ’96 le Edizioni Qiqajon della Comunità di Bose pubblicano l’antologia Gregorio Magno. Crescere nella fede.

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Benedetto Calati

Condivideva l’amore per Gregorio con il camaldolese Benedetto Calati, un protagonista della Chiesa del rinnovamento, dell’accoglienza, del dialogo. Nel pensiero e nell’opera di Gregorio, padre Calati vedeva addirittura un’anticipazione di alcune delle “posizioni più ardite del Concilio Vaticano II”, e lo scrive nella Premessa alla monografia di Emilio. Per entrambi la Parola viveva e cresceva nella storia, attraverso la lettura e l’azione degli uomini. Anche padre Benedetto, come Emilio, era affezionato alla lezione di Gregorio: “Scriptura cum legentibus crescit”, la scrittura cresce con chi la legge.

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Emilio ha vissuto in sé la crescita attraverso la lettura. Con una passione instancabile si è nutrito dei testi dei Padri come dei teologi del Novecento, li ha letti e riletti, tradotti e mandati a memoria, pensati e ripensati, “ruminati” come diceva Agostino: “Chi non dimentica pensa, e pensando rumina, e ruminando gusta”. Aveva un suo modo di leggere i testi sacri, e di “riscriverli”, di farli rivivere alla luce dei segni dei tempi, e insieme per illuminare, per decifrare questi segni. I brani che più lo toccavano li trascriveva. Ha lasciato interi taccuini di citazioni.