Sono anzitutto cristiano con voi,
e sacerdote per voi, per parlare di Lui a voi e di voi a Lui Emilio Gandolfo

l’amicizia

Vedi, questo è un carissimo amico che è fortunato sempre nella pesca, anche perché fa dono, quasi sempre, del frutto del suo lavoro a chi è meno fortunato di lui
Emilio Gandolfo
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Alla “bontà infinita (che) ha sì gran braccia” si affida Emilio nel testamento, riprendendo le parole di Manfredi nel terzo canto del Purgatorio. Ma non solo: anche al «ricordo degli amici che ho sempre considerato i doni più preziosi del Signore». Ha vissuto di amicizia Emilio, l’ha cercata, l’ha coltivata, l’ha ricevuta. Il sorriso, che lo ha sempre accompagnato, nelle foto con gli amici è ancora più aperto, gioioso, allegro. «Ciò che conta è l’amicizia. Sento intensamente questo vincolo soavissimo e ringrazio il Signore del dono di tanti amici come della più vera ricchezza».

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a Bonassola nel 1985
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a Bagni Vecchi nel 1958
Nessuno appartiene a se stesso, ma ci apparteniamo a vicenda. E ci apparteniamo davvero, se impariamo ad accoglierci l’un l’altro come il Cristo ha accolto noi, e per amore siamo disposti a metterci a servizio l’uno dell’altro.

Era questo per lui il fondamento dell’amicizia. Lo scrive nella lettera di Natale 1995 che dedica a questo tema: «I Greci avevano un gran concetto dell’amicizia. Erano arrivati a dire con Aristotele che “tra amici tutto è comune”. Per essi quindi l’amicizia non era fondata sul calcolo ma sulla gratuità. Come la grazia… Ma è ancora possibile l’amicizia in questo nostro mondo in cui sembra che sul senso del gratuito prevalga il calcolo che inaridisce il cuore, che sulla gioia di donare e di mettersi a servizio gli uni degli altri per amore prevalga l’affermazione individuale e il successo? Ma che cosa diventerebbe la terra senza il fiore profumato dell’amicizia, se non un deserto arido?». Essere amici, volersi bene. E voler bene, essere solidali. Amicizia e solidarietà. Questo voleva dire, per Emilio, sentirsi amici, perché non si vive da soli, si vive con gli altri e per gli altri.

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Queste foto di Emilio ormai più che settantenne ci dicono della sua gioia nello stare insieme, del suo piacere per la convivialità amicale. E di come avesse conservato lo spirito giovanile, la letizia della prima salita all’altare. “Non vi chiamo servi ma amici”, era uno dei detti di Cristo che spesso ricordava.

Esprimeva la sua amicizia in tanti modi. Anche mettendosi immediatamente alla macchina da scrivere per dare una risposta, come in “queste righe di getto” su Giobbe, che fanno seguito a una telefonata.

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Siamo tutti compagni di viaggio. Occorre riscoprire il significato eucaristico di compagni (cum e panis) perché l’eucarestia è precisamente condivisione dello stesso pane.
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“…essere preso in giro da te mi diverte molto, perché lo sai far bene e so che mi vuoi bene”, così si rivolge in una lettera a un amico sacerdote, don Silvano Nistri, che aveva scritto di lui in un suo libro. E aggiunge: “Mi permetto di citare Gregorio: per amorem cognoscimus”.

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una lettera a un amico sacerdote
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Spezzare il pane è il gesto della Comunione. E i credenti non possono accettare la separazione tra culto e vita, tra quelli che entrano nel tempio e quelli che rimangono fuori, forse esclusi dalla presunzione di essere dententore della verità.
Emilio Gandolfo